Tana della Mandragora

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Nella Tana della Mandragora

Nella Tana della Mandragora

Sono rivestita da un manto di sorelle e cugine e le giornate sono addolcite dalla danza tra sole e luna. Mi sono aggiudicata il più bel posticino, ai piedi di un albero dai frutti tondi e splendenti, colorati di un tono intenso e vitale.
Quando Apollo ci irradia di energie, mi nascondo tra profumi di ogni genere, fruscii morbidi, cinguettii e chioccolare dei merli. Non mi puoi vedere, perché il sole mi aiuta a passare inosservata. Ma quando Selene torna ad illuminare gli scorci tra i rami e a baciare le sue figlie sulla terra, allora in quel momento mi rivesto di una fascia celeste, brillante ed elegante per poter stare al suo cospetto. E le lucciole si avvicinano a me, danzano tra le scintille blu della Luna che colpiscono il mio corpo e mi si appoggiano formando un manto ancora più irridescente.
Passo così le mie giornate a raccogliere il calore della terra, custodendo i raggi solari e le energie provenienti dalle profondità del suolo, mentre la sera mi nutro delle vibrazioni notturne. Sono così ben radicata nel cuore della natura, che separarmene mi causa grande dolore. Mi si spezza il cuore.
Cerco di difendermi come meglio posso, quando tentano di portarmi via, quelli che si reputano somiglianti a me. Sono creature immonde, strane, scarni di peli e privi di fibre, ma di indicibile violenza. Di giorno riesco a sfuggire al loro sguardo pericoloso, ma di notte il fascio blu mi tradisce. E allora piango alla Luna, le chiedo soccorso, la imploro di non farmi allontanare dalla mia famiglia. È a quel punto che mi dà una voce, mi riempie i polmoni di aria e, sentendo le mie radici strapparsi dalla mia dimora, urlo a squarciagola fino a tramortire il mio persecutore. Con la mia voce gli frantumo i timpani, faccio esplodere le sue cervella, sconquasso le sue interiora. Gli occhi diventano incandescenti estremità pronte a fuoriuscire e la forza viene meno finché l’essere non collassa a terra.
E lì lo lasciamo tutte noi. A meno che non ci sia qualcun altro nei paraggi, quella creatura giacerà con noi, morto, per diventare nuovo concime e vita per la nostra famiglia.