Il fine settimana è un momento di rilascio. Mi avvicino alla Terra per sentire il suo abbraccio mentre affronto ricordi che mi hanno ferita. Mi siedo per terra e le parlo di quando, prima di Copylota, l’ansia di trovare la mia identità lavorativa mi graffiava dentro; le ricordo quante ore insonni ho passato a studiare di notte per formarmi e conoscere diverse forme di comunicazione (soprattutto quella evocativa); le confido lo stress che si è affievolito nel tempo ma che ha lasciato un varco di incertezze quando dovevo aprire partita iva, confidare nel passaparola, progettare il mio sito, capire come presentarmi.
Di quello che avrei dovuto fare e di come mi sarei dovuta comportare.
Delle aspettative degli altri per una vita che non era la loro.
Dei consigli non richiesti e del giudizio di chi aveva scelto un percorso anni luce lontano dai miei sogni.
Delle emozioni. Dei desideri. Delle preoccupazioni.
Dell’ansia di non potermi prendere cura della mia famiglia.
Del senso di rabbia e di frustrazione, che si sono trasformate in irrequietezza e, infine, hanno cambiato anche me.
Della libertà nell’imparare ad affrontare le sfumature di evoluzioni repentine e di passi indietro.
Cosa siamo se non esperimenti e sfide da collezionare?
Parlo alla Terra mentre gioco con i ciuffi d’erba, come una bambina che accarezza i capelli della madre. Mi apro, ricordo, lascio che le ferite diventino vivide e poi mi perdono.
Mi perdono per non aver creduto in me, per aver alzato la voce quelle volte che ero troppo nervosa e non riuscivo a gestire le mie emozioni, per aver dato più ascolto agli altri che a me stessa.
Mi guardo dentro e sorrido, ora, perché tutta la sofferenza vissuta ha liberato le mie parole e rivelato l’identità che da tempo cercavo.
È stato un viaggio intenso, altanelante, impregnato di incertezze e di notti insonni, ma la Terra fa anche questo: con il suo tocco e la sua costante presenza ricorda che la resilienza nutre l’anima e genera nuova forza.
Siamo indomiti spiriti consapevoli di vivere in un crocevia di scelte.
Accudiamoci e permettiamo alle nostre ferite di farsi sentire e accettiamole per vederle poi affievolire.