L’occhio era vigile, stava ancora cercando una via di fuga.
Anylaa guardava il passerotto chiamare le sue ultime forze, mentre l’ombra della morte scendeva su un sottilissimo filo sopra la sua testa.
“Non so come aiutarti.” Piangeva la ragazza, cercando di scacciare le lacrime.
Le lunga zampe nere si muovevano agitate a pochi centimetri dal passerotto, che era impietrito dalla paura. Lo sguardo di terrore raggiunse Anylaa che ne sentì perfino l’urlo interiore.
Stavano tremando entrambi, uno per l’imminente morte lenta che scendeva su di lui, l’altra per l’orrore a cui stava assistendo. Anylaa voleva chiudere gli occhi e andarsene, ma il corpo era paralizzato in una morsa. Sembrava che dovesse restare lì immobile, come il passerotto, per non farlo sentire solo nei suoi ultimi istanti di vita.
Le lacrime si sovrapponevano scendendo violente sul viso.
Anylaa, in un disperato tentativo, cercò di chiamare a sé l’acqua, il suo elemento magico, per riversarla sulla creatura. Voleva dissetare quell’uccellino sfinito e scacciare la morte dal suo volto.
Una fredda sequenza di gocce d’acqua caddero addosso alla creatura, che sembro risvegliarsi per un attimo e tornare a combattere. Le affilate dita della morte era scappate di nuovo verso la sua tela di disperazione e ora osservavano la scena infastidite.
Anylaa quasi ci sperò. L’uccellino agitò per un attimo le ali e provo a zampettare via. Poi si arrese di nuovo. La morte, stavolta, balzo subito su di lui legandolo a sé in una morse di fili invisibili e stritolanti.
Un ultimo sguardo triste. Anylaa pianse a dirotto, mentre l’uccellino chiudeva per sempre i suoi occhi, pronto a spirare nel soffocante abbraccio che chiamava il suo nome.
In un attimo, tutto era finito. A terra giaceva il corpo esanime dell’animale da cui emerse un piccolo spirito. La morte travestita da ragno catturò quel soffio di vita e lo divorò in un istante, lasciando a terra la carcassa del famiglio di Anylaa.